I luoghi di Matilde di Canossa, La Madonna della Battaglia

I luoghi di Matilde di Canossa, La Madonna della Battaglia

I LUOGHI DI MATILDE DI CANOSSA, LA MADONNA DELLA BATTAGLIA

La prima domenica di maggio, sulle colline di Quattro Castella, tra Bergonzano e Sedignano, lungo la strada che porta al castello di Canossa, viene celebrata la Sagra della Madonna della Battaglia, il piccolo santuario costruito in memoria della vittoria dell’esercito di Matilde di Canossa su quello dell’imperatore germanico Enrico IV.

Quest’anno a causa delle restrizioni resesi necessarie per contenere la diffusione del Covid-19, non potremo partecipare alla sagra ed assistere all’esibizione degli sbandieratori e musici “Maestà della Battaglia”. Non potremo visitare la chiesa ed avventurarci in un’escursione alla scoperta dei luoghi di Matilde di Canossa ma, nell’attesa di poterlo fare di persona, possiamo viaggiare con la fantasia.

La Battaglia della Nebbia fu un importante scontro tra gli eserciti dell’Imperatore tedesco Enrico IV e di Matilde di Canossa, combattuta sul monte Giumigna (Sedignano). La battaglia avvenne nell’ottobre 1092 a causa del tentativo di Enrico IV di espugnare la rocca di Canossa. Fu una battaglia importante, che cambiò il corso della storia, nell’ambito della “Lotta per le investiture” che contrappose il Papato e l’Impero durante i secoli XI e XII. Dopo quella sconfitta l’imperatore Enrico IV abdicò a favore del figlio Enrico V, che nel 1111 avrebbe incoronato Matilde di Canossa a Vicaria Imperiale d’Italia presso il Castello di Bianello.

La Battaglia della Nebbia, tuttavia, non è solo un evento riportato dalle fonti. Questa battaglia è divenuta nei secoli patrimonio popolare delle genti di Quattro Castella, una memoria tramandata capace di alimentare superstizioni ed entrare a far parte del folklore locale.

LA BATTAGLIA DELLA NEBBIA

Donizone da Canossa, fedele biografo di Matilde, è la nostra unica fonte per quanto riguarda la celebre battaglia. Si tratta di una fonte precisa, che conosce i luoghi e li nomina, descrive gli spostamenti, forse un testimone oculare degli eventi. Nella sua opera intitolata “Vita Mathildis” Donizone riferisce che Enrico IV, vedendo la giornata limpida, svoltò verso San Polo, finse cioè di dirigersi verso Parma, convinto di poter cogliere di sorpresa la rocca di Canossa. Ancora era impressa nella mente dell’imperatore l’umiliazione subita nel 1077, quando si era recato in penitenza a Canossa per incontrare Papa Gregorio VII e ottenere la revoca della scomunica (era rimasto per tre giorni, dal 25 al 27 gennaio, in attesa di fronte all’ingresso del castello e solo il 28 gennaio, grazie alla mediazione di Matilde, il Papa aveva deciso di revocare la scomunica).

L’imperatore forse pensava che fosse finalmente arrivato il tempo della vendetta. Enrico IV forse sapeva anche che la Contessa non si trovava a Canossa e che il castello di Canossa era poco guarnito e per questo tentò l’assalto, scegliendo non la strada Borsea, la via di cresta che gli avrebbe fatto perdere l’effetto sorpresa, bensì la strada di Caverzano che, incassata nel fondo della valle, avrebbe consentito ai soldati di procedere per buon tratto nascosti, dato che la strada acusticamente riverbera verso la pianura.

Mentre Enrico tentava la sortita, tuttavia, come racconta Donizone, Matilde radunò prontamente le sue milizie a Canossa e non appena seppe che Enrico marciava verso San Polo, lasciò a presidio della rocca il marito Guelfo e una parte delle forze, mentre con le altre mosse lei stessa verso il Castello di Bianello. Mentre Matilde giungeva con le schiere, in colonne serrate, al monte Giumigna, il nemico era già pervenuto sul monte Lintergnano. Entrambe le parti si sorpresero della reciproca vicinanza, per cui le milizie della Contessa si affrettarono a chiudersi nel castello di Bianello e quelle imperiali invece decisero di avanzare verso Canossa. Compresa la mossa del nemico, Matilde esortò i capitani che con lei si trovavano ad impugnare le armi e respingere l’assalto di Enrico IV. I capitani lasciarono in fretta Bianello con le rispettive milizie per rinforzare il presidio di Canossa. Nell’accorrere alla rocca, essi riuscirono ad evitare il combattimento cui erano provocati dai contingenti imperiali e a ricongiungersi con il grosso della guarnigione. Quando le trombe di Enrico IV iniziarono a chiamare l’esercito all’assalto, e mentre già l’abate Giovanni coi monaci salmodiava invocando tutti i santi a proteggere la rocca di Canossa, ecco stendersi per l’aria, d’improvviso, una fittissima nebbia.

Le milizie della Contessa, che ben conoscevano il territorio, combatterono coraggiosamente e, mentre il nemico era bersagliato da dardi e frecce, cadeva nella battaglia un solo canossiano. Fu strappato infine anche il gonfalone imperiale, che fu portato in trionfo nel tempio di sant’Apollonio, all’interno del castello di Canossa. La perdita di quel vessillo, come racconta Donizone, segnò l’inizio del declino dell’Imperatore Enrico IV. Proprio a partire da questa sconfitta avrebbe preso consistenza il soprannome di Perdicause.

Visto il precipitare degli eventi, i militi tedeschi decisero di rifugiarsi nel quartiere di Enrico IV, situato su un monticello vicino. Durante la ritirata, le truppe matildiche inflissero un’altra dura lezione alle milizie germaniche, proprio dove ora si trova la Madonna della Battaglia. Le truppe di Enrico IV, che non conoscevano i luoghi, si trovarono bloccate dall’esercito di Matilde e dalla mancanza di visibilità determinata dall’improvviso levarsi della nebbia. All’imperatore non restò che decidere la ritirata e, dopo aver trascorso la notte a Bibbiano, si affrettò a raggiungere il fiume Po, che oltrepassò il mattino seguente.

L’esercito imperiale fu preso a tenaglia nella vallata e costretto alla ritirata, ma non si trattò di una semplice sconfitta, Enrico IV comprese che la guerra era persa. L’imperatore si rese conto dell’impossibilità di penetrare quei territori asperrimi, ben diversi dalla Pianura Padana e dalla Sassonia, fatti di scoscesi sentieri, calanchi, luoghi impervi protetti da rocche turrite e case-torri dalle quali gli abitanti scaricavano dardi di ogni genere, lance, frecce, giavellotti, massi, picche infocate su chiunque si avvicinasse.

La “nebulam grandem” di cui parla Donizone deve forse intendersi non tanto come nebbia quanto piuttosto come formazione di nuvole basse, rimaste poi imprigionate tra le colline profonde e i calanchi, fenomeno assai diffuso nella zona di Quattro Castella fino a poche decine di anni fa.

LA CHIESA DELLA MADONNA DELLA BATTAGLIA

Dalla Battaglia della Nebbia, come fu soprannominato lo scontro, prende il nome la suggestiva chiesa della Madonna della Battaglia, situata a poche centinaia di metri dalle colline luogo del combattimento. Per volere matildico fu eretta nel luogo della battaglia una statua dedicata alla Beata Vergine. A seguito della scomparsa della Contessa Matilde sarebbe stata eretta la chiesetta che, distrutta dal tempo e da successive battaglie (1233 e 1557), fu ricostruita in gran parte nel 1724. La chiesa della Madonna della Battaglia è l’unico santuario mariano della parrocchia di Quattro Castella e il 13 di maggio la chiesa è teatro di una grande festa in onore della Vergine. Un tempo una processione partiva dal paese, si attraversavano i sentieri interni dei quattro colli recitando il Rosario, si raggiungeva il santuario e, dopo aver partecipato alla Messa, si scendeva a piedi per la strada principale. Numerosi sono ancora oggi i pellegrini che, da soli o in gruppo, raggiungono la Madonna della Battaglia, la Domenica durante la bella stagione.

Ad accogliere chi entra nel santuario è l’immagine della Vergine Maria, dipinta ad affresco al centro del catino absidale. La Madonna è rappresentata in primissimo piano in uno spazio aperto: avvolta in un ampio mantello siede su due gradini con il Bambino in grembo, mentre alle sue spalle si scontrano due eserciti. Esistono due differenti tradizioni inerenti l’affresco, che non trovano tuttavia riscontro nel racconto di Donizone. Secondo la prima durante l’epica battaglia svoltasi tra le truppe di Enrico IV e quelle di Matilde nelle vicinanze della chiesa sarebbe apparsa la Madonna separando i due eserciti contendenti. Seconda una differente tradizione locale sarebbe stata la Madonna ad inviare la nebbia che avrebbe avvolto le truppe di Enrico IV disorientandole. La sovrapposizione di due intense devozioni, quella verso il santuario e quella verso Matilde di Canossa ha fatto sì che con il passare del tempo tra le genti di Quattro Castella si diffondesse l’idea che fosse stata la Vergine ad intervenire durante la celebre battaglia o come madre che divide i litiganti o come protettrice di Matilde di Canossa e della Chiesa nei confronti del male rappresentato dell’imperatore scomunicato Enrico IV.

Vi aspettiamo, non appenda sarà possibile uscire nuovamente all’aperto, immergersi nella natura e nell’atmosfera suggestiva di chiese, castelli e borghi medievali, per scoprire i luoghi di Matilde di Canossa e l’Appennino Reggiano!

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