L’ultimo romantico, Luigi Magnani il signore della Villa dei Capolavori

L’ultimo romantico, Luigi Magnani il signore della Villa dei Capolavori

L’ULTIMO ROMANTICO

LUIGI MAGNANI IL SIGNORE DELLA VILLA DEI CAPOLAVORI

Nella campagna a sud di Parma, lungo la strada Pedemontana che da Quattro Castella conduce a Torrechiara e Felino, in dolce equilibrio tra la pianura e i digradanti colli dell’Appennino, si trova l’antica Corte di Mamiano oggi sede della Fondazione Magnani Rocca.

Il complesso, immerso nella quiete della  campagna emiliana, fatta di prati curati come giardini, che forniscono fieno per la produzione di Parmigiano Reggiano, piccole strade un tempo bianche, fossi, filari, ville e cascine, corrisponde alle proprietà dei conti Zilieri-Dal Verme che furono acquistate dalla famiglia Magnani nel 1941.

La Corte di Mamiano è il luogo dove l’ultimo proprietario, Luigi Magnani, critico d’arte, saggista, compositore e musicologo, si ritirò a vivere a partire dal 1976, dopo avere abbandonato l’insegnamento presso l’Università di Roma alla ricerca della vita tranquilla e appartata che desiderava. In questo luogo, Luigi Magnani decise di creare una fondazione artistica alla quale affidare la propria collezione di opere d’arte.

La Collezione permanente della Fondazione Magnani Rocca è allestita all’interno delle stanze della villa dove Luigi Magnani visse ed ospitò amici artisti, critici, scrittori, figure di spicco quali De Chirico, Guttuso, Argan, Zeri e Montale. La collocazione degli arredi è stata lasciata il più possibile invariata proprio per conservare l’atmosfera di casa vissuta che ancora oggi si può apprezzare camminando piacevolmente tra preziosi mobili ed oggetti in stile impero, quali la grande coppa in malachite del Thomire, dono dello Zar Alessandro I a Napoleone, e mobili di Jacob.

Luigi Magnani, figlio di Giuseppe, un imprenditore agricolo titolare di un’azienda dedita alla produzione casearia, ed Eugenia Rocca, proveniente da una nobile famiglia ligure, fu educato sin da bambino all’amore per la musica, la letteratura e le arti figurative. Intellettuale di primo piano nella cultura italiana del primo Novecento, frequentatore dei più esclusivi salotti del suo tempo, impegnò ogni energia e risorsa economica nella ricerca del bello e nell’acquisto di dipinti ed arredi unici, che arrivarono progressivamente ad animare le stanze della Villa di Mamiano, in una sorta di processo di identificazione spirituale del collezionista con le opere stesse: Filippo Lippi, Gentile Da Fabriano, Dürer, Tiziano, Rubens, Van Dyck, Goya, Tiepolo, Canova, Füssli, Monet, Renoir, Cezanne, De Chirico, Severini, Carrà, Guttuso, Burri, Morandi. Un vero e proprio pantheon dei grandi artisti di ogni epoca, costruito attraverso scelte sempre personali e mai banali. Le opere venivano segnalate da amici critici e artisti e, una volta acquistate, erano mostrate in rari casi e solo agli amici più cari.

Ben prima della morte avvenuta nel 1984, Luigi Magnani predispose che il frutto di tanto lavoro e passione facesse parte di una Fondazione, con l’intenzione di destinare i suoi tesori al godimento di tutti, nel ricordo dei propri genitori. Dall’aprile del 1990 la Villa dei Capolavori è aperta al pubblico nel periodo da marzo a dicembre e le sue opere continuano a suscitare emozioni profonde, espressione dello stupore dell’uomo di fronte al segreto della bellezza.

Oltre alla collezione permanente, la Fondazione ospita due mostre all’anno. La prossima mostra in programma “L’ultimo romantico” è stata pensata come ricchissimo omaggio al suo fondatore. Un’occasione da non perdere per conoscere meglio la figura di Luigi Magnani, la vita, gli interessi, le amicizie del famoso saggista, critico d’arte e musicologo che tanto amava il dialogo tra pittura, musica e letteratura, attraverso oltre cento magnifiche opere provenienti da celebri musei e prestigiose collezioni.

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Basta fare pochi passi nei giardini all’italiana e nel parco romantico, ricco di essenze esotiche e nostrane plurisecolari, che insieme al grande prato circondano la villa occupando una superficie di oltre 12 ettari, per essere immediatamente assorbiti dal silenzio e dalla pace. La tranquillità della natura è interrotta solo dai pavoni, che in primavera e in estate non vedono l’ora di mostrare le coloratissime piume. Una volta salite le scale che portano all’ingresso, si è avvolti da un’atmosfera d’altri tempi. È l’inizio di un viaggio tra epoche, soggetti, stili e di un caleidoscopio di emozioni a tal punto serrato da lasciare quasi senza fiato.

Al pian terreno si visita la prima parte della collezione con un giovane Tiziano, uno straordinario e malinconico Goya e il famoso Beato Angelico. La celebre Tersicore di Canova si mostra in tutta la sua impudica bellezza tra raffinatissimi arredi e suppellettili di primo Ottocento. Ma bisogna salire al primo piano per conoscere meglio i gusti del padrone di casa. Dopo gli impressionisti, i dipinti di De Pisis, Carra e Burri si incontrano ben due sale dedicate per intero a Giorgio Morandi. Fondamentale nella storia della collezione fu infatti la lunga, anche se non loquace, amicizia tra Luigi Magnani e Giorgio Morandi. Grazie a questa amicizia la Villa di Mamiano ospita oggi la più grande collezione di oli, acquerelli, acqueforti e disegni di Giorgio Morandi dopo il museo a lui dedicato a Bologna.

Luigi Magnani e Giorgio Morandi si conobbero grazie a Cesare Brandi a Salsomaggiore Terme in provincia di Parma nel 1940. Morandi era solito frequentare la villa di Mamiano nei periodi di Pasqua e Natale, occasioni in cui portava una tela in regalo a Luigi Magnani, avendo in cambio prodotti caseari dell’industria della famiglia Magnani. Oltre all’amore per l’arte e la pittura, Magnani e Morandi avevano in comune l’apprezzamento per l’opera di Cezanne, come testimoniato dagli acquerelli presenti all’interno della collezione permanente e dalle pagine de “Il mio Morandi”, scritto da Luigi Magnani nel 1982 raccogliendo la corrispondenza intercorsa con l’artista dal 1942 al 1964.

Dalle parole di Magnani apprendiamo che Morandi non tollerava che le sue opere venissero vendute e non dipingeva mai su commissione. Una delle rare sue opere fatte su richiesta fu “Strumenti musicali”, la tela commissionata da Luigi Magnani all’amico nel 1941, che ancora oggi fa bella mostra in una delle sale della Fondazione Magnani Rocca. Altra rarità che non potrà sfuggire al visitatore delle collezioni della Fondazione è la presenza di uno dei pochissimi autoritratti sopravvissuti di Morandi, dipinto nel 1925.

“L’ultimo romantico”, la nuova mostra monografica dedicata a Luigi Magnani presso la Fondazione Magnani Rocca riserva sicuramente ancora molte altre sorprese. Dipinti, ritratti, autoritratti e documenti autografi delle celebrità del XX secolo di casa alla Villa dei Capolavori vengono presentati assieme ad omaggi pittorici alla passione per la musica di Magnani, con opere dei più grandi artisti italiani del Novecento, da Severini a de Chirico, da Guttuso a Pistoletto, esposte insieme a importanti strumenti musicali antichi. Infine, il sogno di altri ‘capolavori assoluti’, inseguiti da Magnani ma non conquistati, che in occasione della mostra raggiungeranno la Villa dei Capolavori e verranno svelati: tra questi il celeberrimo dipinto Il cavaliere in rosa di Giovan Battista Moroni, capolavoro cinquecentesco, gemma di Palazzo Moroni a Bergamo, che, dopo la Frick Collection di New York, viene esposto alla Fondazione Magnani-Rocca per la durata della mostra. Non resta che visitarla.

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