Parmigiano Reggiano e Biodiversità

Parmigiano Reggiano e Biodiversità

PARMIGIANO REGGIANO E BIODIVERSITÀ

“IL VIRUS SI CURA A PARTIRE DALLA TUTELA AMBIENTALE”. IL COMPRENSORIO DEL PARMIGIANO REGGIANO E LA BIODIVERSITÀ

Gli effetti del Covid-19 hanno colpito senza distinzione ogni settore della nostra economia, mutando i processi di gestione sanitaria, istituzionale, industriale e sociale. La forza di questi effetti ha posto nuovi interrogativi quali la relazione tra il diffondersi dei patogeni e la fragilità dei nostri ecosistemi, stressati da sistemi produttivi insostenibili e che distruggono la biodiversità. È scientificamente provato che la perdita di biodiversità degli ecosistemi equivalga ad una perdita delle nostre difese immunitarie. Per preservare la nostra salute è oggi più che mai imprescindibile custodire la vita all’interno degli habitat naturali.

L’Italia è caratterizzata da una grandissima biodiversità: basti pensare che si tratta del Paese che ha il numero di semi maggiore al mondo. Anziché valorizzare questo patrimonio, tuttavia, si sceglie spesso di abbracciare un’agricoltura intensiva, che finisce per diventare in alcuni casi monocoltura. Questo ha delle enormi ricadute sull’ambiente e sul territorio, a ciò si aggiunga che viene fatto un uso massiccio di sostanze chimiche e pesticidi che a loro volta influiscono sulla biodiversità del terreno. Dagli inizi del Novecento ad oggi, nelle aree dove c’è stata meno invasività da parte dell’uomo, la biodiversità è diminuita 80-100 volte, mentre nelle aree in cui l’inquinamento di terreno e acque si è fatto sentire in modo più pesante è diminuita anche un migliaio di volte.

Ciò mette in pericolo la nostra sicurezza, perché la biodiversità definisce rapporti di tipo genetico, competitivo, molecolare complessi dai quali dipende la vita dell’uomo. Non dimentichiamoci che il luogo da dove è partito il salto di specie del Coronavirus è una zona soggetta a fenomeni di urbanizzazione molto forti dove l’uomo ha eliminato le naturali “barriere” tra specie ed alterato equilibri delicati e complessi. Potrebbe inoltre esserci una correlazione tra inquinamento dell’aria e la presenza del virus, tema molto complesso questo che necessita sicuramente di ulteriori dati per essere confermato. Quello che è certo è che l’inquinamento influisce sullo stato della nostra salute. Chi vive in mezzo al micro particolato presenta uno stato di infiammazione cronica che espone le prime vie respiratorie a un maggiore attacco da parte dei batteri e dei virus.

Questo momento di crisi avrà una sua positività, se diventerà un elemento di crisi anche etica e morale, di scelte e abitudini, rispetto a un mondo che così organizzato non è più sostenibile. La riduzione dei terreni coltivabili a causa della aumentata cementificazione del territorio, l’agricoltura industriale con l‘impiego di pesticidi e fertilizzanti e il continuo uso dei combustibili fossili, favoriscono l’inquinamento ambientale e i cambiamenti climatici, diminuiscono la biodiversità e minacciano la nostra salute.

IL CLIMATE CHANGE PUÒ ESSERE MITIGATO DAI SISTEMI FORAGGERI

Oggi più che mai si pone quindi il problema della coesistenza tra uno sviluppo sostenibile e l’equilibrio ambientale. Come dimostrato da diversi studi, il climate change può essere mitigato anche dai sistemi foraggeri. I prati stabili polifiti delle provincie di Parma e Reggio Emilia, ad esempio, grazie alle minori emissioni di gas serra e al maggiore stoccaggio di carbonio nel suolo rispetto ad altre colture, rivestono un ruolo rilevante nella sostenibilità ambientale della produzione di Parmigiano Reggiano. I prati stabili polifiti delle provincie di Parma e Reggio Emilia tuttavia non sono ancora tutelati come patrimonio comune e sono minacciati da fenomeni quali l’urbanizzazione dei suoli e la carenza idrica, legata al cambiamento climatico in atto.

Al convegno della Società italiana di ecologia, tenutosi a Parma nel 2006, furono presentati i risultati definitivi di un progetto della Lega italiana protezione uccelli (Lipu), svoltosi nel biennio precedente grazie ad un finanziamento della Regione Emilia Romagna, delle provincie di Modena, Reggio Emilia, Parma e del Consorzio del formaggio Parmigiano Reggiano. Dai risultati presentati emerse la conferma che il sistema di allevamento legato al Parmigiano Reggiano produce effetti positivi sull’avifauna.

Dal confronto tra il territorio del comprensorio del Parmigiano Reggiano ed aree di pianura esterne ad esso, emerse con chiarezza come l’erba medica e i prati stabili polifiti, largamente diffusi nelle zone di produzione di Parmigiano Reggiano, contribuiscano in modo determinante a tutelare specie di uccelli selvatici importanti dal punto di vista conservazionistico e in declino a livello europeo – classificate come Spec (Species of European Conservation Concern) – come Allodola, Pavoncella, Strillozzo e Falco cuculo.

I prati stabili polifiti del comprensorio del Parmigiano Reggiano, caratterizzati dall’assenza di lavorazioni meccaniche e dal non impiego di fitofarmaci per la produzione, hanno dimostrato di saper garantire la sopravvivenza di un maggior numero di insetti, micro invertebrati in particolare, per metro quadro di terreno. Questa ricchezza è probabilmente uno dei fattori che determinano una maggiore varietà di specie di uccelli, sia in periodo riproduttivo che in periodo di svernamento, nel comprensorio del Parmigiano Reggiano. Le aree esterne al comprensorio risultano in prevalenza caratterizzate da coltivazioni intensive di mais: in tali aree sono state riscontrate 36 specie di uccelli nidificanti contro le 48 censite nelle aree appartenenti al comprensorio del Parmigiano Reggiano.

Lo studio condotto 14 anni fa dalla Lipu confermava l’importanza dei terreni incolti e degli elementi naturali del paesaggio agricolo per una biodiversità elevata. Gli uccelli sono eccezionali indicatori della qualità ambientale e grazie a questo progetto oggi sappiamo che è possibile coniugare produzioni agricole di qualità con il mantenimento di una campagna di alto livello ambientale.

Vieni a scoprire le caratteristiche dei prati stabili polifiti delle provincie di Reggio Emilia e Parma con Artemilia, potrai capire la loro importanza per la sostenibilità ambientale e il rapporto che sin dall’antichità li lega alla filiera del Parmigiano Reggiano!

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